martedì 17 aprile 2012

NARRAZIONI
Nella letteratura

"..Nella cucina accese il fuoco, come faceva sempre per avere compagnia. Non era freddo, ma avere un po’ di fiamma diventa buona cosa per uno che vive da solo. Lassù, nella casa-castello, l’uomo stava sempre solo. Se tiriamo via qualche visita di Fiorina o qualcuno di passaggio, Felice stava volentieri da solo, gli piaceva vivere in solitudine pensando alle sue fortune.
Il fuoco cominciò a cantare la sua vecchia canzone di fiamma, scoppi, scricchiolii, sbuffi. L’uomo si buttò sulla panca a guardare quelle fiamme che cantavano e soffiavano. Si era dimenticato di carrucola e fil di ferro, ma di lì a poco sarebbero tornati. A un certo punto il fuoco cigolò come una porta arrugginita sui cardini e dalle fiamme spuntò qualcosa. Era una falce quasi consumata, rossa come le braci per il gran calore. Felice non ricordava di aver buttato una falce sul fuoco.
“Forse” pensò “era tra le frasche da accendere, ne ho preso un fascio grande e non mi sono accorto.”
Pigliò la
falce con le molle, la mise nel secchiaio e ci buttò una secchia di acqua fredda. si levò il fumo bianco di quando il fabbro tempra l'acciaio..."

Da "Storia di neve", Mauro Corona - Mondadori, 2008
Pagg. 721-722 

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